Riflessioni su Kairós - Settimana del SuperAbile Riflessioni su Kairós - Settimana del SuperAbile

PROGETTO LIONS-KAIROS

Settimana: 9 – 14 Marzo 2015 (...e non solo...)

RELAZIONE ATTIVITA’ KAIROS NELLA SETTIMANA ALTERNATIVA

Dal 9 al 14 Marzo ’15 alla scuola media “Fusinato” di Schio è stata creata per la prima volta una settimana alternativa chiamata “Week for us”. In questo tempo, si sono svolti dei laboratori (27) dei più svariati tipi di attività, dal musical, alla lavorazione del legno e altre per fare in modo che attraverso queste attività, per la maggior parte scelte dai ragazzi, questi avessero la possibilità di esprimersi in qualcosa che li entusiasmasse e li rendesse partecipi; questo soprattutto per ragazzi che in genere non si sanno esprimere o non s’impegnano abbastanza nelle materie scolastiche proprio perché non amano la scuola.

All’interno di questa settimana, è stato chiesto agli insegnanti di sostegno di fare un’attività volta a tutte le classi, per sensibilizzare sul tema della disabilità. Ci avevano proposto di proiettare dei film che potevano andare bene per tutti ma come referente del Kairos, ho visto la possibilità di espandere l’attività che di solito si svolge a marzo, con un’ulteriore settimana dove noi insegnanti di sostegno, ci saremmo messi in gioco per creare qualcosa di stimolante al fine di mettere in luce la persona diversamente abile.

Abbiamo così realizzato dei diversi progetti a seconda delle classi da incontrare.    Per tutte le classi seconde, divise fra tre insegnanti in tre diverse aule, si è cercato di mettere in relazione due diverse esperienze di persone disabili: la prima, Simona Atzori, disabile dalla nascita, che è riuscita a realizzare i sogni della sua vita diventando una ballerina e una pittrice professionista. Sono stati letti dei capitoli e delle frasi significative dal suo libro autobiografico “Cosa ti manca per essere felice?” e mostrato loro un video di presentazione del libro, di momenti di danza,  alcuni suoi quadri e dei momenti particolari della sua vita quotidiana. In un secondo momento si è parlato di Giusy Versace diventata disabile, perdendo gli arti inferiori, in seguito ad un incidente stradale a ventotto anni. In un’intervista trasmessa alla TV lei racconta la sua esperienza prima e dopo l’incidente e di come sia riuscita a reagire e ad affermarsi come atleta alle paraolimpiadi. Alla fine delle due testimonianze, si è discusso con i ragazzi sui diversi modi di reagire di fronte alla diversità e di come noi ci poniamo rispetto ad un disabile quando li incontriamo (senso di pietà o altro).

Per le classi terze, è stato proiettato il film “Un amore speciale” che parla di un amore tra due persone disabili. È un film d’impatto proprio per il tema trattato e il coinvolgimento della famiglia in questioni delicate e anomali proprio perché, a volte, si pensa che queste persone non siano in grado di avere una propria autonomia, di innamorarsi, di amare e poter fare una famiglia come noi “normali”. Alla fine del film, è stata consegnata una scheda con delle domande a cui, la maggior parte dei ragazzi, ha risposte in maniera sbrigativa senza importanti riflessioni personali. Il film durava più delle due ore che avevamo a disposizione, perciò siamo stati costretti a dover tagliare delle scene o, in un caso, a non farlo vedere interamente. Per questo motivo i ragazzi si sono giustificati nell’aver dato un giudizio riduttivo con poche riflessioni personali.   Il film comunque è piaciuto e ha lasciato in tutti un pensiero positivo.

In un altro giorno, con le tutte le sei classi prime (circa 150 ragazzi!) siamo andati nella palestra della scuola dove abbiamo sperimentato delle attività del prezioso manuale Kairos! All’inizio abbiamo fatto dividere tutti i ragazzi in coppie. Uno dei due veniva bendato e il compagno da dietro, doveva dare dei comandi solo toccando sulle spalle: al centro per andare dritto, sulla spalle destra o sinistra per girare e sopra la testa per fermarsi. Naturalmente chi guidava doveva stare attento che il compagno non si scontrasse con gli altri e non si poteva parlare. Alla fine di un percorso ci scambiavano le parti. La prima volta li abbiamo lasciati liberi di girare per la palestra mentre in un secondo momento, dovevano attraversare un percorso tra i birilli superando degli ostacoli. Essendo in tanti (forse troppi), si è creata un po’ di confusione e molti non rispettavano le regole date ma come prima esperienza, diciamo che si sono divertiti e l’eccitazione era data dalla difficoltà di comprendere i comandi non sempre chiari. La seconda attività era sempre in coppia e consisteva in una corsa “a tre gambe” nel senso che le due gambe centrali, venivano legate costringendo la coppia a sincronizzare il passo: un gioco di squadra anche se piccola. Hanno visto che c’era bisogno di intesa per arrivare prima degli altri!  La terza attività era sempre una corsa fatta con le braccia dentro la maglia: questo per far capire la difficoltà di correre avendo un impedimento fisico. L’ultima attività consisteva nella lettura labiale di una consegna data da noi insegnanti ognuno a due classi. L’azione da svolgere consisteva nel prendere un paio di occhiali che stavano sopra un tavolo, indossarli e ritornare al proprio posto: chi capiva doveva eseguirla. Non è stato facile per la maggior parte degli allievi, ma dopo aver ripetuto più volte e molto lentamente le parole, molti si sono attivati. Gli occhiali (solo sei paia) erano naturalmente da vista e molto forti così i ragazzi normovedenti, hanno fatto fatica a ritornare al loro posto. Questa attività è stata programmata appositamente per far capire loro l’importanza della vista. In conclusione possiamo dire che tutti si sono divertiti e siamo riusciti, anche attraverso dei giochi, a sensibilizzarli sulla disabilità nelle diverse forme. Riflessioni su Kairós - Settimana del SuperAbile

In un’altra giornata per le classi terze, due ore sono state dedicate alla “storia della disabilità” ossia vedere attraverso gli anni, chi erano i diversamente abili e come venivano considerati. Attraverso un power point (che mettiamo in allegato), una collega di sostegno, illustrava le slide e alla fine lasciava spazio a un dibattito con gli studenti.

Alle classi prime e seconde, in due momenti diversi abbiamo mostrato loro diversi video sempre sulla disabilità. Sono stati selezionati tra molti che si possono trovare in rete perché a nostro parere più immediati e di effetto. Da quelli in cartone animato a immagini reali dei nostri giorni dove si vedevano le difficoltà incontrate quotidianamente da persona in carrozzina che devono prendere l’autobus, salire un marciapiede pieno di intralci, la presenza di barriere architettoniche come scalinate o scalinate prive di scivoli ai lati che non permettevano il passaggio. La difficoltà di raggiungere un bancomat o l’accesso ad una farmacia e, in particolare, l’impossibilità per un disabile di parcheggiare l’auto in un posto riservato, dotato di apposita segnaletica, perché occupato abusivamente, più tante altre difficoltà che s’incontrano nelle nostre città ma che non facciamo caso perché noi, persone “sane”, non ci danno fastidio. I ragazzi hanno potuto calarsi nei panni di persone diversamente abili e, dalle molte domande rivolteci, hanno dimostrato di aver capito meglio di certi nostri assessori! Importante è stata anche la video-testimonianza di Nick Vujicic in una scuola americana dove parlava tranquillamente del suo handicap e della sua vita. Il suo “Circo della farfalla”, (già segnalato al Lions), cortometraggio sull’handicap visto come mostruosità da baraccone, ha valso più di tante parole.

Io personalmente, sono stato gratificato da un ragazzo che, dopo esser intervenuto durante un dibattito sull’autismo, alla fine dell’incontro mi ha fermato per ringraziarmi perché lui ha un fratello autistico e io, parlando di queste persone, gli ho dato modo di parlarne davanti agli altri…

La settimana è finita ma non ha lasciato indifferenti sia gli insegnanti impegnati a fare il possibile per far passare e restare impressi molti messaggi, sia i ragazzi che, seppur costretti, hanno dimostrato di essere persone attente e sensibili a quanto visto e sentito. Speriamo che il seme sia caduto sulla buona terra e che dia molto frutto a momento debito, perché la vita dà a tutti l’occasione per dimostrare quanto acquisito.

Un altro momento intenso è stato programmato per mercoledì 25 marzo ’15 per le sei classi prime, quando verrà ospitata nella nostra scuola una squadra di atleti professionisti, disabili, di basket. In quell’occasione dimostreranno come la passione per lo sport possa superare le difficoltà dell’handicap. Sono sei giocatori della provincia di Vicenza, accomunati dallo stesso handicap agli arti inferiori (alcuni dalla nascita e altri in seguito ad un incidente) e soprattutto dalla stessa passione per lo sport. Giocheranno prima tra di loro una partita e poi, con altre carrozzine in più, faranno partecipare a turno 24 dei nostri ragazzi (scelti dagli insegnanti di ed. fisica) che assieme a loro, proveranno a giocare a basket in questo nuovo modo…

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Ad incontro avvenuto posso dire, anche da parte dei giocatori, che l’obiettivo è stato raggiunto. All’inizio c’è stato un breve discorso di presentazione della squadra e di alcune  regole che appartengono a questa tipologia di gioco in carrozzina (come il numero delle spinte al posto dei passi) e poi si è passati all’azione. Nella partitella della squadra si è vista la scioltezza e la loro bravura come ad una vera partita di basket. In seguito i 24 ragazzi della scuola, dapprima impacciati, si sono ritrovati in campo a rincorrere palloni che sfuggivano alla loro presa su carrozzine che, nonostante fossero leggere, erano difficili da manovrare per cui sembravano fare un’enorme fatica da inesperti!

I giocatori si sono dimostrati molto sensibili e attenti sotto quel fisico atletico, come delle mamme con i loro cuccioli.

Quando hanno giocato insieme, li aspettavano e li consigliavano in modo che si sentissero a proprio agio. Non li ho mai visti tirare a canestro e, in alcuni casi, anche se erano avversari, ridavano la palla al ragazzo perché riprovasse il tiro sbagliato.  Il resto dei compagni (un centinaio di alunni!) dagli spalti facevano il tifo chiamando i nomi dei giocatori (soprattutto il nigeriano Kenneth, diventato un vero e proprio idolo!) e sottolineando con applausi e grida di gioia ogni canestro.

Alla fine dell’incontro, dopo due ore di intenso scambio, c’è stato l’urlo liberatorio ed esultante della squadra e tutti i ragazzi si sono accerchiati attorno ai giocatori per farsi fare gli autografi di ognuno.

La campanella della ricreazione in questo emozionante momento non era stata sentita e questo fa pensare ancor di più quanto fossero immersi in questo speciale momento. 

Angelo Lora 

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